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Il Monumento degli Eroi

L’Eroe è una figura epica che si staglia nella storia e sulla storia.
Forse che noi uomini moderni non abbiamo bisogno d’Eroi?
I nostri Eroi non sono uomini che appartengono alle leggende sono coloro che ci hanno preceduto e abbiamo conosciuto ed amato, sono uomini che chiamati a difendere la Patria si sono immolati come olocausto sull’altare della storia.
Per noi che apparteniamo ad una terra che affonda la sua storia civile e militare nel Medioevo e che può vantare un’autonomia di secoli il ricordo di chi combatté e nota morì nelle battaglie contro l’esercito francese nelle guerre d’Insoregenza (1) al comando del Capitano del Tirolo Andreas Hofer, ai valorosi “nota ...figli dei veci del “Feltre” o di rudi Kaiserjäger... (2)” nostri nonni che combatterono nella Grande Guerra “nota ...sia sotto il simbolo imperiale dell’aquila bicipite, sia sotto quello sabaudo... (3)” e nemmeno dobbiamo dimenticare i combattenti delle Guerre d’Africa e della Seconda Guerra Mondiale tra loro i figli di quei “rudi Kaiserjäger” che servirono la Patria come Alpini, Bersaglieri, Fanti, Artiglieri, Marinai e Avieri e in altre specialità delle nota Forze Armate che si immolarono in Russia (4) in Africa e nei vari teatri di guerra d’Europa questi erano i nostri padri, tra costoro sono da ricordare nota gli arruolati nel Corpo di Sicurezza Trentino (5), non da ultimo è nostro supremo dovere ricordare tutti i dispersi e internati che mai più videro le loro case, gli amati genitori e fratelli, i loro figli e le amate spose che attesero pregando il buon Dio per il loro ritorno. Non tutti tornarono e semplici reliquie vennero custodite con amore nel ricordo perpetuo di questi padri, mariti e figli.

Ghe intrighèelo a chi…su la piàza?!

Éncoi i à butà dό el monumènto
co ‘na lidiéreźa e ‘na fażilità,
che mì, i me à copà te ‘l sentimènto…
pernsàr, par fàrlo sù, quaànt ch’i à strusià.

I dìs che ‘l intrighèa, su la piàża!...
Cossì i recòrdi, i mòrti te le guère,
i à çedù a ‘l progrès de la feràża,
al postéjo de i àuto de i blaghère!

Quante memòrge che ‘l se à portà via!,
e ‘n gran tocàt de cor, anca de ‘l par:
se fùse qua ‘l Gigiòti… o Maria,
quanti discorsi ch’el aerìe de far!

Co se à rebaltà cét, sora la sàbia,
el blòch su in żìma, fat a Macagnàn,
ò proà ‘n gran dolor e ‘n cìch de ràbia:
m’è pàrs che i ‘ése fat en gran malàn.

Ò vìst quei mòrti, tuti te ‘na s-céra…
i me vardéa co i òci spaventàdi,
ognùn diséa el sò nòm, co la όs vera:
i aéa paura d’èser desmentegàdi!!

Ghe n’èra “Kaiserjäger” vìa e vìa,
morti a s-ciapàda là te la Galizia;
e pò i “Alpìni” in Grècia e in Albanìa
che i me vardéa co ‘na gràn mestìżia;

Vegnéa “en ufiżiàl” mòrt in Croàzia,
e, infagotàdi e bianchi, “quei del Dòn”,
pό i “despèrsi” che no i à bù la grażia
de sentìrse sonàr el campanόn…

- Ma nò, sté segùri, èrtus marìsi,
i lo refà su ‘́ncora el monumènto! -
Ma sempre tristi i èra quei so vìsi,
i dimostréa aér gràan turbamènto.

A ògni ùrto pò de ‘l pacherόn
contro el żòcol tegnìż de destacàrse
en doloràr se udìa, a ògni spentόn
de ‘l bestion ch’el tentèa fin de levàrse.

‘L à dàt de far quel żòcol cementà
da ‘l  amor e le làgreme de tanti,
da le ofèrte de tùti, scominżià,
finì con sacrifìżi sacrosànti!

A la fìn, quél trabicolon de fèr
l’à prevalést su ‘l cor, su ‘l sentimènto:
tùt l’é sparì denànżi, e no par vér,
reçinto, alberéti, monumènto.

I lo à portà όnde no ghe oléa,
lontàn, fora de vìsta de ‘l stradόn…
Pò!... In mèż al modèrno el intrighéa,
par ciò i lo à logà te ‘n bèl canton.

No ‘l vederon, pasàndo su ‘l stradόn,
inghirlandà par qualche ricorènża,
o inluminà cofà par en festόn
fat là, dei nòsi morti a la presènża.

L’é restà, par la quala, ‘na fontàna
che la se càta de la piàża al żèntro,
MA QUELA, CAPIRÉ, NO I LA SLONTÀNA:
LA É, PAR EL TURISMO, EN ORNAMENTO!!

Mezzano, 28 luglio 1967.
Corrado Trotter

L’ideale che accompagnava quei grandi soldati d’opposti eserciti, si deve commemorare non soltanto a parole ma anche rendendo a loro visibilità che deve per forza di cose essere la più alta, in quanto morti per un bene supremo che è quello della difesa del proprio paese.
Ai valorosi combattenti e questo valeva per interi reparti o singoli soldati si riconoscevano l’onore delle armi, gli si permetteva di raccogliere le spoglie dei loro caduti e gli si concedevano funerali d’onore.
Molti di quei soldati, furono sepolti in terre lontane dal paese natio e i loro commilitoni reduci di quelle epiche battaglie, tornati a casa edificarono monumenti con l’aiuto dei loro paesani, per ricordare e onorare i loro compagni d’arme.
Per quei monumenti ed epigrafi tra il 1923 e la fine della Seconda Guerra Mondiale fu decretato il silenzio dei Vinti, severe norme furono emanate dalle autorità, ad esempio dovevano “nota ...sorgere esclusivamente nei cimiteri... (6)”, fu negato “nota ...l’onore di una piazza e il quotidiano pensiero del popolo, dovuto ai caduti per la Patria... (7)”, da ricordare la monumentale opera del nota libro d’Onore del Tirolo, contenente i nomi di tutti i Caduti tirolesi (8).
Negli anni successivi, molti Comuni ripararono al torto fatto riportando o ricostruendo ex novo i monumenti nelle piazze principali dei paesi in segno di riconoscenza a quei nostri soldati.
Ora a Mezzano, si sta pensando, per motivi di bene pubblico,alla possibilità di dare nuova dimora al monumento, ma come Associazione Storica Culturale Gruppo “I Recuperanti”, Associazione Nazionale Combattenti e Reduci Sezione di Mezzano e Associazione Nazionale Alpini Gruppo di Mezzano, nate proprio per ricordare e tramandare fatti ed eventi storici del nostro paese e delle valli di Primiero e Vanoi, confidiamo che i nostri Amministratori possano individuare un luogo di primo piano e grande visibilità, dove tutti non solo gli ultimi Reduci insieme alle Associazioni d’Arma presenti in paese che con amore fraterno verso i nostri morti caduti in guerra lo hanno curato e mantenuto nello splendore d’un tempo, potranno continuare a rendere i dovuti onori ai loro compagni d’arme, come è stato in tutti questi anni. Quei giovani lo meritano, nel momento del ricordo del loro sacrificio, ma, anche come ha detto un Vècio Alpin de Medan, anche «...te le feste, intant che se misia la polenta, se còs le luganeghe e se fà do punti alla mora... parché così i è pì vesini a tuti noi...».
Anche questo è un modo per far conoscere alla gente che frequenta il nostro paese, la storia di questa comunità e far sì che anche costoro possano volgere uno sguardo e un reverente pensiero e una preghiera a questi nostri eroici soldati, come fu dal giorno della sua inaugurazione.
Non dobbiamo dimenticare i nostri Eroi, che per noi hanno versato il loro sangue e donato la vita per la libertà e l’identità d’autogoverno di cui godono le genti del Trentino e dell’Alto Adige, e per questo abbiamo il dovere di ricordarli sempre.
Questo breve scritto vuole terminare con una poesia scritta a Mezzano il 28 luglio 1967 dal maestro Corrado Trotter, proveniente dalla sua “Raccolta inedita di poesie”, dal significativo titolo “Ghe intrighèelo a chi... su la piàza?!” e gentilmente concessa dalla Signora Lina Zanon e figli. (nel box in pagina).

Recuperanti Alpini Reduci

 


link Il monumento di Mezzano


Pubblicato su “Voci di Primiero”, Agosto 2008

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