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- Lezione -

PRIMIERO E LA GRANDE GUERRA

Sono trascorsi ottantacinque anni da allora, 28 giugno 1914, quando a Sarajevo l’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria, e la duchessa Sofia Chotek von Honenburg vennero assassinati lungo la Franz Joseph Straße, la via che conduce al municipio della città, dai bosniaci Nedeljko Čabrinović e Gabrilo Princip.
Primiero, distretto politico del Tirolo di lingua Italiana, accolse con somma costernazione la notizia della morte dell’arciduca Ferdinando e della sua moglie. Si può affermare che questi due personaggi furono le prime vittime della grande guerra mondiale.
Le funeste conseguenze del delitto di Sarajevo furono, successivamente, l’Ultimatum alla Serbia, l’ordine della leva in massa - venerdì 31 luglio 1914.
Il giorno prima vi era stata la mobilitazione generale russa. E ne segui la dichiarazione di guerra alla Serbia.
La maestra Catina cosi scrisse della situazione e del momento a Mezzano, e la cosa, ovviamente, si verificò anche per gli altri centri del Distretto di Primiero.

“1 Agosto 1914 - Fin dal mattino un movimento insolito nel villaggio annunciava che qualche cosa di strano e di grave c’era nell’aria... i gendarmi, il personale del Comune parlavano fra loro sottovoce, si chiamavano, sembravano voler nascondere, senza poterlo fare, una cosa conturbante: era scoppiata la guerra, una guerra che avrebbe strappato alle famiglie ed al Comune il fior fiore della gioventù, i migliori uomini dai 20 ai 40 anni! Erano giunte d’improvviso le carte di richiamo da distribuirsi subito.
Se ne sparse la voce... le madri, le spose si allarmarono, si corse a leggere le notificazioni apparse sui muri, si piangeva, si cercava di non credere, si facevano crocchi sulle piazze, si riunivano parenti a consolarsi a vicenda, e prendere consigli; per tutti era un fulmine caduto all’improvviso!
La maggior parte dei richiamati si trovava sui monti per la fienagione a cantare sulla falce i sogni, ignara di quanto succedeva in paese.
Che schianto, quando all’apparire improvviso del messo comunale con la cartolina funesta, gli allegri giovani hanno appreso che entro 24 ore erano attesi ai Comandi Militari! Non si può descrivere la sorpresa, la triste certezza al leggere e rileggere quelle poche righe!
Chi gettava la falce, chi ricacciava le bestie nell’ovile, spaventate dell’insolita sollecitudine, chi radunava le proprie cose per ritornare in paese e salutare i suoi.
Nelle case ora succedevano scene dolorose: le madri, le spose parevano fuori di sé, tra le lacrime radunavano le cose che potevano essere utili al partente.
Alla sera di quella vigilia tremenda il paese era pieno di richiamati, tornati dai monti, dalle malghe, dai luoghi più discosti della valle: chi gridava, chi con la cartolina sul cappello accennava e cantare, si abbracciavano, si incoraggiavano l’un l’altro; però non si udivano imprecazioni all’Imperatore, piuttosto accenti d’ira e di vendetta contro i Serbi, ai quali minacciavano in cuore le peggiori malegrazie.
In quella notte, molti neppure si coricarono: veglia continua, singhiozzi, consigli materni...
Sorse il mattino (domenica 2 agosto 1914), un mattino estivo dall’alba apparsa subito, un’aurora dorata, un sole magnifico che sembrava ironia.
Suonavano le campane per l’Ave Maria, ma già quando si annunciava la messa, la chiesa era gremita e molti furono quelli che si accostarono ai Sacramenti: un addio alla chiesa, una visita al cimitero e via... ma non riuscivano più a staccarsi; le mamme non avevano che lacrime, gli sposi si stringevano i piccoli, i vecchi brancolavano qua e là fingendo coraggio!
Via via bisognava staccarsi, il fardello sotto il braccio.
Passarono i richiamati di Canal San Bovo, quasi tutti emigranti tornati e subito ripartiti.
Le ragazze gettavano fiori, loro, i giovani, accennavano qualche canzone...
Il concentramento era sulle alture di Passo Rolle.
Il giorno dopo, la messa al campo e il giuramento, poi via per i centri di raccolta: Trento, Bolzano, Innsbruck e poi in marcia verso la Galizia, la Serbia e... per tanti verso la morte!”

La nostra Valle si spopolò della forza dei campi, sui prati; rimasero a piangere e lavorare solo donne, bambini e vecchi, ad attendere notizie dai loro soldati ben presto pervenuti sulle verdi colline della Galizia, svagonati presso il campo della battaglia, ai confini orientali del grande impero austro-ungarico.
Una marea di soldati venne inviato ai confini dell’Impero per fronteggiare l’avanzata dell’esercito russo.
Rava-Russkaja, Sokal e Brody furono raggiunte dai treni che portavano migliaia di soldati.
Vi furono i primi scontri tra i due eserciti, la prima avanzata in territorio russo dell’esercito austro-ungarico.
Poi, l’inizio della prima ritirata dell’esercito degli Imperi Centrali.
Caddero, in questi primi momenti del grande conflitto, i seguenti Primierotti:

  • il 18 agosto 1914, ZORTEA Pietro di Prade
  • il 30 agosto, CASEROTTO Domenico di Prade
  • il 9 settembre, SEGAT Nicolò di Siror
  • nel mese di settembre ancora TROTTER Angelo di Canal San Bovo caduto presso Sokal.

L’esercito austro-ungarico ripiega su Rava-Russkaja e Gródek, ad una cinquantina di chilometri a Nord di Leopoli.
Verso il 28 settembre continua il ripiegamento fino al fiume San.
Il 15 settembre era iniziato l’assedio della città fortificata di Przemyśl.
La ritirata prosegue - Przemyśl rimane isolata - e, tra il 2 ed il 22 ottobre l’esercito austro-ungarico ripiega sul fiume Biała ed il maestoso Dunajec.

Cadono in questi frangenti:

  • il 14 ottobre, MARCON Luigi di Sagron-Mis
  • il 15 Ottobre, TAVERNARO Giov. Battista di Transacqua
  • il 20 ottobre sui monti Carpazi cadeva LOSS Camillo di Caoria

(continua...)

Lezione tenuta dal Maestro Luciano Brunet
quale Presidente del Centro Studi Storici Primiero,
presso la Scuola Media “Luigi Negrelli” di Fiera di Primiero
il giorno 17 febbraio 1999

 



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