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Storie

San Pio X e Carlo d’Asburgo,
di fronte alla prima guerra mondiale

don Florian Abrahamowicz F.S.S. Pio X,
conferenza tenuta a Mezzano a Primiero (Tn) nel 2004,
c/o la Sede del Gruppo Alpini di Mezzano

Qual è il rapporto fra San Pio X e Carlo durante la Prima Guerra? San Pio X muore all’inizio della guerra il 20 agosto 1914 e gli succede Benedetto XV, contrario all’“inutile strage” e fervente promotore della pace. San Pio X però, della Prima Guerra sarà profeta. Due volte predisse che Carlo sarebbe diventato Imperatore e Zita Imperatrice. Lo profetizzava quando Francesco Ferdinando, l’erede al trono, non era stato ancora assassinato a Sarajevo; quando ancora la prima guerra non era scoppiata. Oltre alla realizzazione delle profezie di San Pio X, cercheremo di scoprire soprattutto l’atteggiamento di Carlo di fronte al tramonto e alla scomparsa dell’Impero.
Carlo combatteva questa guerra da cattolico, aveva un concetto cattolico della pace, e la ricercava sin dall’inizio del suo regno, quando il 21 novembre 1916 salì al trono. Sapeva che le tensioni interne, l’aspirazione dei popoli all’autonomia, la concorrenza mercantile anglo-tedesca sui mari, ecc., non potevano giustificare una guerra che coinvolgeva sedici stati che mandavano circa 65 milioni di uomini al fronte di cui uno su otto moriva e uno su tre era ferito o mutilato. Vi era come causa fondamentale, prima ancora degli interessi economici, la volontà di annientare l’ultimo trono cattolico per instaurare un nuovo governo mondiale: il novus ordo saeculorum.
Il libro di François Fejtö, “REQUIEM PER UN IMPERO DEFUNTO, la dissoluzione del mondo austro-ungarico”, edito dalla Mondadori, merita la nostra attenzione. È una lettura apertamente cospirazionista della fine dell’Impero. Dimostra come la stampa internazionale, strumento degli alti vertici del mondialismo massonico, sotto Lord Northcliff, è riuscita a piegare le volontà dei governi, a non accettare in qualsiasi modo una pace che manterrebbe l’Impero austro-ungarico con i suoi princìpi cattolici e la propria compagine sociale ed economica cristiana, in contrasto con le aspirazioni dei grandi magnati dell’economia che spingevano ai vari pangermanismi, panslavismi per ottenere i panmercati...
Teniamo presente che i protagonisti della ricerca di una pace giusta, sapevano con chi avevano a che fare.
Il principe Saverio di Borbone-Parma, fratello dell’Imperatrice Zita e stretto collaboratore di Carlo nelle trattative di pace con gli alleati, 59 anni dopo gli avvenimenti, pubblica i suoi diari nei quali scrive tra l’altro:

“Conosciamo coloro che ci vogliono annientare (annientare!) e questo è gia molto. Padre Andlau parlava di loro, Papa Pio X li ha conosciuti, nostro padre, nostro nonno hanno avuto modo di conoscerli, il bisnonno... Loro sono morti per causa loro. Noi viviamo. Lord Northcliff, Wickham Steed e Seaton Watson, loro e la massoneria scozzese, loro erano i nostri nemici mortali. Lavoravano con tutti i mezzi contro di noi”.

Lord Northcliff, capo del Times, fondatore della Crew-house, organizzazione di propaganda che innaffiava l’Europa intera con milioni di dollari per le campagne mediatiche anti-asburgiche, cercava di convincere i popoli della Monarchia, soprattutto gli slavi e le varie minoranze etniche, che sarebbe stato meglio che fossero soli, indipendenti senza la protezione dell’Impero. Era la potenza della stampa, capace di formare l’opinione pubblica facendogli avallare, contro la sua propria convinzione, delle teorie assurde che poi subisce. Per fortuna, questo fatto non era conosciuto soltanto dai protagonisti della mondo cristiano (il Papa, Carlo, il principe Sisto di Borbone-Parma, ecc), ma anche da gran parte del popolo. Lo dimostra una manifestazione che avvenne a Vienna, il 2 luglio 1918, alla presenza del Cardinal Piffl, allora Arcivescovo della città, in favore della coppia imperiale, denigrata in modo ignobile dalla stampa. L’Imperatore Carlo era calunniato come ubriacone. L’Imperatrice Zita sarebbe un’infiltrata, “l’italiana”, (lei che era d’origine francese anche se nata alle Pianore, presso Lucca), farebbe il gioco dell’Italia. Una campagna contro questa coppia, fomentata dal generale Cramon, plenipotenziario tedesco presso il Comando dello Stato Maggiore Centrale Austro-ungarico. Per difendere dunque le due Maestà imperiali si svolse a Vienna il 2 luglio ‘18 la “proclamazione patriottica di massa”, cosi il titolo nella “Reichspost”, giornale che riportava gli interventi della giornata.
Il deputato Kunschak affermava:

“Sappiamo che Lord Northcliff è incaricato della cosiddetta propaganda interna dei paesi, e che i milioni della casa reale inglese sono messi a sua disposizione. Noi sappiamo che l’Inghilterra ha portato al suo alleato, la Russia, la rivoluzione in casa. Ora la vuole fare anche da noi per metterci il gallo rosso sul tetto. E a questo fine, entrano milioni nel nostro paese. Ma ce ne sono altri che fomentano questa lotta nei ranghi del nostro popolo. Due antagonisti sorgono in questo mondo e trovano il loro scontro più tremendo quando Ponzio Pilato pronunciò il suo “è reo” sul nostro Salvatore. - (Qui inizia la censura del discorso nel giornale, n.d.r.)-. Si tratta dell’antagonismo di Cristo e Anticristo, dell’ariano e dell’ebreo. Non inganniamoci, questi antagonismi spingono con veemenza allo scontro decisivo. In un giornale tedesco è detto perché avviene questa lotta contro la Casa imperiale. La Casa imperiale è troppo bigotta, troppo religiosa. Perciò deve essere denigrata e infangata”.

Segue un grande applauso delle migliaia di persone presenti.

Carlo confidò al suo amico Monsignor Waitz, Arcivescovo di Salisburgo e Primas Germaniae, l’episodio che gli capitò in esilio, a Prangins sul lago di Ginevra. Qualcuno si presentò in nome del nuovo governo dicendogli:

“Se ci dài la scuola senza religione, il matrimonio civile e il riconoscimento della massoneria puoi rientrare, e restauriamo la Monarchia”.

Carlo disse di no. Questo personaggio si ripresentò una seconda volta, senza dichiarare il suo nome, con le stesse domande sulla scuola, il matrimonio civile e la massoneria. Dopo il secondo “no” di Carlo l’interlocutore replicò: “vedrai che la campagna continuerà”, e si ritirò.
Queste non sono affermazioni di chi ha la mania della persecuzione e che vede il “diavolo, il massone e l’ebreo” dappertutto, questo è la testimonianza dell’ultimo sovrano della dinastia degli Asburgo. Una testimonianza di ciò che ha vissuto in prima persona.
Conoscendo bene l’avversario, Carlo e Zita affrontarono quello che possiamo chiamare l’apostolato eroico della pace per i popoli. Imitando e seguendo Gesù Cristo, morto e risorto nella lotta contro le potenze delle tenebre, gli sforzi della coppia imperiale dovevano in un primo tempo svanire con il crollo dell’Impero per poi, in un secondo tempo portare frutti. La vittoria di Cristo, Re delle nazioni, doveva passare prima attraverso il calvario della rivoluzione russa, dei dettami di Versailles, dell’esilio, delle rivoluzioni nazionali nei paesi del ex- Impero, della seconda guerra mondiale, del comunismo e ora del mondialismo. Di fronte a una tale sconfitta, al meno dal punto di vista esteriore, possiamo interrogarci sul significato della profezia di San Pio X: “Carlo sarà la ricompensa per tutto quello che l’Austria ha fatto per la Chiesa”. Quale sarebbe poi il senso del titolo attribuito a Carlo da Papa Pio XII al momento dell’apertura del processo di beatificazione: patrono dell’Austria e del mondo?
Cercheremo di coglierne il significato attraverso i momenti salienti della vita di Carlo d’Asburgo, prima, durante e dopo la salita al trono. L’infanzia, la formazione, il fidanzamento, lo sposalizio, il periodo del governo e quello dell’esilio.

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