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Storie

San Pio X e Carlo d’Asburgo,
di fronte alla prima guerra mondiale

don Florian Abrahamowicz F.S.S. Pio X,
conferenza tenuta a Mezzano a Primiero (Tn) nel 2004,
c/o la Sede del Gruppo Alpini di Mezzano

L’incoronazione a Budapest
dicembre 1916

Agli antipodi del concetto massonico di pace internazionale, promosso dal sincretismo politico, economico e religioso vi è l’idea del principe cristiano, ideale del giovane Imperatore Carlo.
Penetriamo attraverso la spiegazione della cerimonia dell’incoronazione, la grandezza del concetto che ebbe Carlo della sua funzione reale.
Siamo dunque il 27 dicembre 1916. La coppia imperiale arriva alla stazione di Budapest e viene portata al castello reale.
Il 28 dicembre 1916, il Primate ungherese Czernoch, i membri della casa dei magnati e i deputati si recano alla Hofburg per dare a Carlo, vestito in uniforme di generale ungherese, il diploma d’inaugurazione. Il Primate Czernoch fa la richiesta ufficiale, che sia incoronata anche l’Imperatrice Zita. Durante il pomeriggio del 28 dicembre vi è la traslazione delle insegne reali dalla chiesa di San Mattia al palazzo reale, per essere aggiustate e accomodate alla misura della futura coppia reale. Soprattutto il manto di Santo Stefano deve essere accomodato come anche la corona reale ungherese, e dalle mani della stessa futura Regina.
il 30 dicembre, l’Imperatore Carlo I d’Austria sarà incoronato come Re Carlo IV d’Ungheria. Carlo diventerà cosi a tutti gli effetti il sovrano della “KuK Monarchie”, della “Kaiserlich und Königlice Monarchie”, cioè della Monarchia imperiale e regia.

Il giuramento sul Vangelo
davanti a Dio di mantenere giustizia e pace,
e la presa di possesso del regno

Alle 6:30 del mattino vengono sparati 21 colpi di cannone. Dopo la conferenza delle due camere reali, alle 8:45, la coppia reale si reca in una carrozza trainata da otto cavalli alla chiesa di San Mattia. Il Cardinale Primate Czernoch accoglie la coppia e la conduce alla cappella di Loreto dove sono conservate le insegne reali. Dopo la processione all’altare maggiore inizia la musica della Messa d’incoronazione, composta da Liszt, in occasione dell’incoronazione di Francesco Giuseppe e dell’Imperatrice Elisabetta (Sissi) nel 1867.
Il corteo trionfale entra dunque in chiesa con timpani e trombe. I magnati, i vari officiali: lo scalco, il consigliere, i cavalieri del Toson d’oro, dell’ordine di Santo Stefano, i ministri sacri, i porta-bandiere, il coppiere con la spada, il bano della Croazia con il globo e il giudice di corte con lo scettro precedono il conte palatino Tisza, gli Arciduchi, il Re e la Regina. Giunti al trono, si depongono i gioielli reali sull’altare e si procede all’interrogazione fatta dall’Arcivescovo Karocsa al primate: scis illos esse dignos? Sai se sono degni? L’Arcivescovo risponde: la Santa Madre Chiesa richiede che il presente coraggioso eroico Carlo sia elevato alla dignità di Re d’Ungheria. Quindi il Primate chiede: lo considerate degno, utile alla dignità reale? Sappiamo, risponde l’Arcivescovo, che è utile alla Chiesa di Dio e al governo di questo regno.
Carlo, in ginocchio giura di mantenere giustizia e pace:

Ego Carolus Deo annuente, futurus Rex Carolus IV profiteor, et promitto coram Deo et Angelis ejus deinceps legem, justitiam e pacem Ecclesiae Dei, populoque mihi subjecto pro posse et nosse, facere et servare,...

Dopo essersi tolto la pelliccia e il kalpak (copricapo) s’inginocchia per ricevere l’unzione con l’olio sacro dei catecumeni (infatti, non è un sacramento ma un sacramentale) e indossa il mantello di Santo Stefano. Il pontificale prescrive l’unzione tra le scapole e sul braccio destro, cioè sul polso e sul gomito per irrobustire il braccio nella battaglia. La Messa procede fino al graduale e all’Alleluia, momento in cui il Primate cinge il nuovo re con la spada di Santo Stefano. “Ter viriliter vibrat gladium” Per tre volte vibra virilmente la spada. Azione che significa la presa di possesso del regno. Per coloro che si trovano al di fuori della chiesa (tutti non ci stavano) la Honved spara la prima salva notificando che il Re ha preso possesso del potere. All’interno si procede quindi all’incoronazione stessa. Il primate e il conte palatino Tisza impongono la corona di Santo Stefano sul capo del Re e gli consegnano lo scettro con le parole: accipe coronam, ... accipe sceptrum. La monizione seguente recita: mantieni il posto che detieni per successione ereditaria che Dio ti ha concesso grazie alle tradizioni del nostro paese. Si spara la seconda salva
Ora l’Imperatrice Zita, condotta da Carlo davanti al Primate seduto davanti all’altare, si toglie il gioiello che porta in testa, riceve anche lei l’unzione e dopo che il vescovo di Veszpren, il Cardinal barone von Hornig gli pone un diadema in testa, il primate poggia sulla spalla destra della sposa la corona del Re. Ciò significa il ruolo della Regina che, benché in modo subalterno, porta con il Re la responsabilità del regno.
La Regina riceve anche lo scettro in mano. A questo punto si spara la terza salva. In chiesa, la cerimonia termina con un gesto di riconoscenza dalla parte della coppia reale. Offrono al primate una bella moneta d’oro.

Il giuramento sulla costituzione

Quindi i sovrani incoronati si recano in processione al palazzo reale. Carlo ritorna in chiesa e conferisce l’ordine dello Speron d’oro, dopo di che Carlo si reca in processione alla colonna della Santissima Trinità dove giura fedeltà alla costituzione in presenza del Primate Czernoch e dell’Arcivescovo Kolascaz. Seguono salve e l’inno imperiale. Un particolare sull’ordine della processione: il re d’Ungheria porta il titolo di  “Re apostolico”. Perciò, in processione è preceduto non solo dalla spada come tutti i sovrani ma anche dalla croce, alla cui sinistra appunto viene portata la spada.

La cavalcata reale:
il sovrano s’impegna
a difendere il regno

A tale scopo veniva preparata in Piazza San Giorgio una collina con la terra proveniente dai vari comitati del regno. Il re cavalca al galoppo sulla collina, e a cavallo brandisce la spada verso i quatto punti cardinali, in segno della difesa del regno. Si racconta che a quest’occasione, il primo figlio di Carlo, Ottone gridò nel silenzio della folla che osservava Carlo sulla collina: “papà, papà!”, scatenando un grande entusiasmo e le grida d’eljen, eljen (evviva).
Terminate tutte le cerimonie e processioni si pranzava. A questo convivio ciascuno portava da mangiare per sé. L’Imperatrice Zita racconta come la coppia reale con il Primate erano seduti ad un tavolo senza che nessuno portasse loro qualche cosa da mangiare...
Purtroppo quest’incidente ricorda gli ultimi giorni della guerra: l’esercito moriva di fame mentre l’Ungheria si rifiutava di fornirgli i viveri.

Significato dell’incoronazione

Ecco il fondamento spirituale della sua decisione di tentare di restaurare la monarchia in Ungheria nel 1921: il giuramento sul Vangelo davanti a Dio di mantenere giustizia e pace.
L’incoronazione a Budapest rappresenta il concetto del principe cristiano espresso dal rito della cerimonia. In quanto però legata al giuramento sulla costituzione, alla colonna della Santissima Trinità, pone anche un problema cruciale per tutta la monarchia danubiana, bisognosa di riforme. Il diploma d’inaugurazione, infatti, rappresenta la più grande garanzia della costituzione ungherese e del governo costituzionale.
Non si poteva passare dal dualismo austro-ungarico al trialismo al quale si aggiungeva la parte slava dell’Impero, senza modificare la costituzione ungherese. L’incoronazione doveva essere preceduta da una riforma costituzionale. Ciò non sfuggì a Francesco Ferdinando. Carlo invece è stato sopraffatto dal primo ministro ungherese, il conte Tisza, che gli estorse la promessa di farsi incoronare al più presto Re d’Ungheria. Ora, una volta che Carlo aveva giurato fedeltà sulla costituzione ungherese, non poteva più cambiarla. Si era dunque legato le mani per la riforma costituzionale che doveva liberare le minoranze oppresse. Cercherà, in vano, di ottenere la riforma costituzionale tramite l’introduzione del suffragio universale in Ungheria. Purtroppo sappiamo in quali mani finirà l’Ungheria tanto fiera dei suoi privilegi e dei suoi diritti una volta che sarà separata dall’Austria...
Benedetto XV era preoccupato per la sorte degli ungheresi nel dopoguerra. La dittatura comunista di Bela Kun era stata rovesciata dall’Armata Nazionale dell’ammiraglio Nikolaus Horthy. L’Assemblea Nazionale restaurava nel 1920 la monarchia, con Horthy come Reggente del Regno. Il momento sembrava propizio per un ritorno di Carlo sul trono ungherese. Il Papa inviò un emissario a Carlo con l’incoraggiamento di tentare la restaurazione del regno.
I due tentativi di Carlo di riprendere il potere in Ungheria nel 1921 fallirono per il vile tradimento di Horthy, ma anche per via del rapinatore dei beni personali della famiglia imperiale in esilio, che tradisce i piani del secondo tentativo. Le date dei due tentativi ci fanno riflettere. Il primo dal 4 al 9 aprile, il secondo dal 23 ottobre al 19 novembre.
Il 4 aprile 1921 l’ammiraglio Horthy, governatore dell’Ungheria, costringe il suo Re ad abbandonare l’Ungheria. Ora, esattamente 24 anni più tardi, il 4 aprile 1945 i russi entreranno in Ungheria. Dal 23 ottobre al 19 novembre 1956, 35 anni dopo il secondo tentativo, l’Ungheria conoscerà un brevissimo periodo di libertà.

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